
Tempio Ossario
Da Tempio Votivo a Tempio Ossario: quindici anni di lavori, venticinquemila salme
Nel 1919 mons. Clemente Cossettini, dal 1913 Parroco di San Nicolò con ancora negli occhi le orrende stragi della guerra e conoscendo le fatiscenti condizioni della sua ormai vetusta chiesa dedicata a San Nicolò all’angolo tra le vie Viola e Zanon in borgo Poscolle, ebbe l’idea di costruirne una nuova che fosse parrocchia e, al tempo stesso, Tempio Votivo alla memoria dei Caduti per la Patria. Nella realizzazione di questa idea, Cossettini profuse per 20 anni ogni energia non arretrando di fronte a logoranti difficoltà, non soltanto economiche, che resero lungo e sofferto l’iter dei lavori per la costruzione del Tempio (1925-40).
Fin dal 1919 mons. Cossettini affrontò il problema economico e promosse, con l’aiuto dei parrocchiani di San Nicolò, la formazione di un comitato “pro erigendo Tempio Votivo ai Caduti” che con varie iniziative (tra cui le pesche di beneficenza) iniziò la raccolta di fondi. Con il coinvolgimento della Curia diocesana, venne individuato il sito e acquisito il terreno per la costruzione che ebbe inizio il 12 luglio 1925 su progetto ispirato al barocco dell’architetto udinese Provino Valle.
Due anni dopo i lavori erano in avanzata fase di costruzione quando un decreto-legge governativo stabiliva l’erezione di Ossari per accogliere le salme dei Caduti nella recente guerra, tumulate in più di 200 cimiteri sparsi nella regione. La volontà del Governo rese necessaria la trasformazione del progettato Tempio Votivo in Tempio Ossario e, allo scopo, il commissario per le onoranze ai Caduti affiancò nel 1930 all’architetto Valle l’architetto romano Alessandro Limongelli.
Il nuovo progetto a duplice firma, abbandonata la primitiva ispirazione barocca, prevedeva la possibilità di accogliere oltre 20000 salme e privilegiava aspetti di solenne monumentalità delle strutture architettoniche che, in sostanza, soddisfacevano le direttive del commissario governativo tese a enfatizzare i valori nazionali e onorare l’enormità del sacrificio umano.
I lavori si conclusero nel 1940, anno in cui avvenne – il 22 maggio – la consacrazione della chiesa di San Nicolò-Tempio Ossario.
CARATTERISTICHE STRUTTURALI E PATRIMONIO ARTISTICO DEL TEMPIO OSSARIO
La pianta del Tempio è a croce latina secondo lo schema romanico-basilicale. La facciata, rivestita completamente di pietra, ha assunto nel progetto definitivo la forma di un trapezio in cui l’altissimo portone ne rompe la compattezza e richiama lo slancio verticale della grande cupola. In alto, nella nicchia sotto l’arco del portone, sono collocate una “Pietà” in gesso e terracotta di Luciano Del Zotto (1960) e una vetrata di Arrigo Poz (1993) che raffigura San Nicolò, ben visibile dall’interno nei suoi colori squillanti e luminosi. Ai lati del portone campeggiano, due per parte, quattro enormi statue scolpite in pietra piasentina, perfettamente adeguate alla monumentalità dell’architettura, raffiguranti “il Marinaio”, “l’Alpino”, “il Fante”, e “L’Aviatore”. I bozzetti in gesso (1938) sono dello scultore udinese Silvio Olivo.
La cupola, alta 64 metri, è rivestita di lastre di rame ed è sormontata da una cuspide che sorregge al culmine una croce dorata.
La maestosità delle strutture esterne si ripete all’interno del Tempio. In questo clima austero, dalle pareti maestre che custodiscono le salme di 25000 Caduti spiccano, in sequenza infinita, i nomi incisi nel marmo.
Il corpo longitudinale presenta internamente una suggestiva fuga di trenta grandi colonne poligonali, rivestite di marmo rosso di Verzegnis, che lo dividono in tre navate. Sono presenti opere di Giannino Castiglioni (1937), l’imponente Crocifisso bronzeo di Aurelio Mistruzzi (1939), il mosaico del “Cristo risorto” di Fred Pittino (1969) realizzato dalla Scuola Mosaicisti di Spilimbergo.
Ai lati del presbiterio, sono esposte tre pale, originariamente nella vecchia chiesa di via Zanon, restaurate nell’anno 2000: a sinistra, “la Vergine con il Bambino in gloria e i Santi Girolamo, Andrea e Francesco” di Jacopo Palma il Giovane (1620-28); a destra, “la Vergine con il Bambino in gloria e i Santi Nicolò e Giovanni Battista” della scuola dei Bassano (1608-09) e “la Vergine che appare a San Filippo Neri” attribuita a Antonio Balestra (seconda metà del 1600).
Il clima severo che pervade la chiesa al piano superiore è ancor più evidente nella cripta. A questa si accede da due scale di marmo nero ai lati del presbiterio. Dopo una prima rampa, le scale si riuniscono in un piano corrispondente all’abside centrale dove si trova il sepolcro di monsignor Cossettini, ideatore – artefice del Tempio e Parroco di San Nicolò. Un’ultima rampa comune introduce nel grande ambiente della cripta suddivisa in tre parti da venti pilastri in travertino collegati da possenti architravi. A sinistra, alta e solenne si staglia “la statua dell’Alpino” che ricorda l’epopea della “Julia” nella 2° guerra mondiale (1940-45); è opera dello scultore torinese Emilio Musso (1958). All’interno delle pareti, rivestite di marmo grigio, riposano altre salme di soldati caduti 100 anni fa per difendere la nostra Patria. Nere cornici delimitano gli spazi in cui si leggono i nomi dei singoli Caduti e le pareti si trasformano in un grande, marmoreo libro che “racconta” la loro vita e il loro sacrificio.
Sintesi tratta da TempioUdine.it